Quando il danno lo fà l’ente pubblico
I danni causati dai cinghiali alle colture agricole si fanno di giorno in giorno più copiosi ed evidenti.
Infatti, i cinghiali presenti sul nostro territorio sono diventati ormai troppi e rappresentano un problema concreto e serio: molte colture – in modo particolare quelle di leguminose – non vengono più raccolte e, in definitiva, vengono di fatto impedite.
I mandorleti sono razziati, gli orti distrutti, i vigneti falcidiati, le fattorie, durante la notte, oggetto di incursioni devastanti.
Ma vediamo di capire come si è potuti arrivare a questo punto.
Qualche anno fa l’ente pubblico – la provincia di Bari – decise il lancio di cinghiali, nel territorio dell’alta murgia.
Ma i cinghiali furono acquistati dall’Europa dell’Est e, dunque, con una chiara violazione di quella legge della Regione Puglia che vieta l’immissione sul territorio regionale di fauna non autoctona.
Le ragioni di questo divieto sono, per altro, di buon senso e cioè di prevenire il rischio sanitario per la comunità, connesso con il fatto che gli animali presi da chissà dove possono essere veicolo di contagio, e di non alterare l’equilibrio biologico e naturalistico del nostro territorio, con interventi che nel medio e lungo periodo producono un danno ambientale enorme.
Tuttavia, il danno è ormai fatto, per la salute pubblica, per l’ambiente, per l’economia agricola.
E allora, cosa fà l’ente pubblico per correre ai ripari?
Una bella legge per sanare l’illecito commesso dall’ente pubblico e per scaricarne i costi sulla collettività.
E quindi, con una nuova legge regionale, i cinghiali vengono dichiarati fauna selvatica, cioè patrimonio indisponibile delle Stato da proteggere e tutelare.
Sicchè, vengono stanziate preziose risorse economiche che sono distribuite tra i vari enti ai quali viene dato il compito di studiare, gestire e tutelare la fauna selvatica.
Sprechi a parte, purtroppo, per ridurre il numero dei cinghiali, non esistono soluzioni più efficaci se non quella di abbatterli.
Francamente, una terribile carneficina di cui faremmo volentieri fatto a meno!
Resa ancor più dolorosa dal fatto che siamo ambientalisti ed animalisti.